mercoledì 9 gennaio 2013

Il colore del buio


Alcune giornate ti si incollano addosso ed è inutile tentare di liberarsi, perché la colla è di quelle che, anche se ti sfreghi le mani con la spugna abrasiva, non c'è modo di farla andare via.

In alcune giornate i pianti di mia figlia sembrano l'unico suono del mondo ed io mi sento sepolta viva dentro questa casa in cui sto troppo a lungo, troppo da sola.

In alcune giornate faccio fatica a vedere la luce fuori, ma soprattutto dentro di me, perché chiudo le tende e le imposte e pure le tapparelle che non ho. E soffoco con un po' di buio anche i buchini minuscoli. Quelli che magari, in un impeto di ribellione, fanno entrare di nascosto un coraggioso raggio di luminosità.

E allora, devo cercare di disegnarmela con le parole quella luce e creare una realtà dove non ci sia un mucchio di libri che mi aspetta chiedendomi ripetutamente:"dove sei finita?",
dove ho un lavoro o qualsiasi altra cosa che mi permetta di trascorrere almeno due ore fuori di qui. 
Una realtà dove non provo più la sensazione di essere ferma, immobile mentre la vita mi cammina accanto. 

Perché non è giusto che diventare madre significhi rimanere indietro. 

Eppure è questo che vedo nel mio contratto che "ti-rinnoveremo-al-cento-per-cento-perché-sei-davvero-indispensabile-per-noi" ma il giorno del rinnovo, come per magia, hanno spostato l'ordine dei fattori e il risultato eccome se è cambiato:
"Vuoi sapere perché la tua esperienza lavorativa termina qui? Sei incinta, baby. Serve un'altra motivazione?" 

E' questo che vedo negli occhi di amici che, effettivamente, non vedo quasi più e per incontrarli devo insistere io e chiamare io. Ripetutamente. 
E poi mi guardano come se fossi una rara e non interpretabile forma di vita(?), come se "mamma" e "ragazza" fossero due definizioni che non possono appartenere alla stessa persona. 
Mi guardano e non sanno di cosa parlare dopo avermi chiesto:"come va?" con il timore sacro che il mio vocabolario si sia ridotto a "pannolini, pappa, nanna".
Quindi è inutile chiedere altro. 
Quindi tacciono, come  si tace davanti a qualcuno che non conosciamo e un po' ci intimorisce. 

Vedo questo nelle parole di chi mi chiede: "ma quindi, stai a casa tutto il giorno a non far niente?"  
o di chi mi dedica frasi come"l'università non la finirai mai e un lavoro nelle tue condizioni è impossibile da trovare" scagliate come sentenze inappellabili.

E sembra che tu sia per forza condannata ad abbandonare tutto. A licenziare te stessa.

E no, non è giusto, perché una madre dovrebbe correre addirittura davanti agli altri, dovrebbe essere guardata con orgoglio e non come "oddio, quella è diventata madre, può dire addio alla sua vita." 
Una madre non dice addio alla vita, ma anzi la saluta con un sorriso splendente, e accanto al suo ce n'è anche uno tutto nuovo, sdentato. 
Una madre dovrebbe essere un vanto per la società e non essere messa in isolamento.  
E non si può considerare una madre della mia età una bambina che ha combinato un guaio. Perché c'è qualcosa di profondamente sbagliato in questo. 

Ma, forse, ogni cosa mi sembra così drastica e cupa solo perché ho chiuso tutte le finestre. 
Probabilmente, mi basterà aprirle e respirare un po' di luce e tutto sembrerà migliore.



4 commenti:

  1. Sicuramente le finestre chiuse non aiutano ...pero' ricordati che esser mamma è tutto. e tu sei giovane e magari ti sembra che rallentare un po' il passo sia una brutta cosa ma io che mamma lo sono diventata dieci anni erotti dopo di te ho rallentato moltooo volentieri che poi quando crescono se vuoi il tempo lo recuperi.
    E ricordati che gli amici che ora ti guardano "strano" tra qualche anno avranno anche loro un frugoletto tra le braccia e rallenteranno (glielo auguro) e tu avrai una marcia in piu'!

    RispondiElimina
  2. Quello che, a volte, mi fa sentire al buio non è il rallentare in sé. Anzi, diventare madre è forse uno dei pochi momenti in cui si riscopre la bellezza del rallentare anche in mezzo alla frenesia. Tanto più che a me è capitato in un momento in cui il pensiero di diventare madre lo percepivo lontano da me, ma per il semplice fatto che il senso di inadeguatezza mi ha sempre accompagnata. Oltretutto fra lavoro e studio non mi fermavo un attimo e di sicuro non avevo tempo da dedicare a me stessa o a chi amo.
    Cosa che è accaduta invece con la gravidanza in primo luogo, che mi ha permesso di vedere il mio corpo sotto una diversa luce, perché dentro cresceva la vita. E non avrei mai creduto di poter custodire la vita.
    Il mio era più un malumore legato al fatto che molte volte mi sento LASCIATA indietro. Come se tu potessi essere madre e nient'altro. Ma io, la me di prima che è diventata la me di adesso, c'è ancora.. e credo che questo sia fondamentale anche per poter essere una buona madre. Dedicarsi, amare, rallentare, prendersi cura di un figlio non significa annullarsi. E questo, in alcuni casi che riguardano la mia vita, non è capito. Ma, sai, sono io ad essere ancora poco allenata..sto provando sensazioni nuove, ho tantissime paure e...ogni tanto le tiro fuori scrivendole, anche in modo confuso. Solo perché in quel momento ho bisogno di vederle scritte, per guardarle lontane da me. Per riuscire ad aprire una finestra e a far entrare la luce:) Grazie per le tue parole, confrontarmi con chi ha più esperienza è una cosa di cui ho molto bisogno.

    RispondiElimina
  3. hai ragione, sai? e fidati che non capita solo perchè sei giovane. Io ho avuto mia figlia a 32 anni. Che in verità mi parevan proprio tantini, però è stato uguale per molti aspetti, tranne forse quello lavorativo perchè sono abbastanza vecchietta da avere fatto in tempo a laurearmi e ad avere un contratto a tempo indeterminato.
    Però con gli amici è stato uguale. UGUALE.
    Infatti ho aperto un blog.
    coraggio

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Infatti è questa la magia di uno spazio personale pieno di parole scritte: mostrano il tutto da una diversa prospettiva, attenuano solitudine e incapacità di essere capite e farsi capire. E permettono anche di inciampare nell'esperienza di qualcuno che ha vissuto, vive esattamente ciò che stai vivendo tu. Grazie, Trasparelena.

      Elimina

Lettori fissi