domenica 7 aprile 2013

pensieri annodati che diventano azzurri


Mi hai ingannata.

Eri sorridente e perfettamente a tuo agio mentre eravamo insieme, sedute su quel pavimento.

Per tre giorni sono stata lì con te ed era come se non ci fossi.
Una presenza inutile in mezzo a occhi grandi e limpidi, a risate, a sete di esplorare, conoscere, crescere.

Mi dicevo: 
"meglio così. Certo, un minimo di interesse nei miei confronti potrebbe anche mostrarlo, ogni tanto. Giusto perché gli altri capiscano che in effetti ci conosciamo e non sono una totale estranea." 

Invece ero proprio invisibile. 
Ed anche quando ho finto di andare via, salutandoti con il coraggio che mi hanno obbligata ad avere, tu comunque non hai battuto ciglio.

"Meglio così", mi ripetevo, "meglio così. Significa che sta bene. A me basta questo."

Ed ecco perché mi sentivo forte, ecco perché l'ansia era andata a farsi una dormita per riprendersi dal suo estenuante lavoro. 

Non avevo più timori mentre tornavamo lì insieme, non mi tremava più il cuore al pensiero che stavolta sarei andata via davvero, anche se solo per poche ore.

Ti ho fatta avvicinare agli altri e tu hai riso con quella risata che si posa sulla pelle e la fa brillare.
Ed io ho sentito anche l'ultima piuma nera di paura volare via, andare lontano.

Ti ho guardata per un po' mentre ti prodigavi in balletti per attirare l'attenzione e salutavi tutti con entrambe le mani, scuotendole forte, così forte da farle sembrare un piccolo paio d'ali colorate.

Mi sono avvicinata e ti ho salutata con tutta la sicurezza della tua serenità.

Ed è stato allora.

Mentre mi giravo per andare via, quando ormai mancava poco alla porta da cui sarei uscita.

In quel momento.

Tu mi hai piantato addosso quello sguardo, come un colpo dato alle spalle di un avversario che si sta allontanando con la vittoria a danzargli sulla faccia.

Quello sguardo che non capiva, che non voleva.

E sei esplosa in un pianto acuto. Alla Tarzan nella foresta, proprio.

Devi aver pensato che il tutto non fosse abbastanza d'effetto, perché ad un certo punto hai aggiunto il colpo di grazia, liberando a gran voce la parola "mamma" interrotta da due-tre singhiozzi modalità cucciolo abbandonato.

Non so se sono crollata in quel momento oppure mentre l'educatrice del nido ti ha preso in braccio e mi ha fatto segno di andare via velocemente.

So solo che mi sono ritrovata in macchina a piangere con singhiozzi più forti dei tuoi. 
So solo che il tuo sguardo mi è rimasto impigliato nella pancia tutta la mattina.

Mi sento piccola, più piccola di te persino.
Anche se ho telefonato all'educatrice per avere tue notizie e mi ha riferito che hai solo atteso che io uscissi del tutto per ricominciare a sghignazzartela con gli altri gnometti lì intorno.

E' solo che sono finita in un vortice di pensieri in cui il più fastidioso è quello che non mi fa più capire se sto facendo la cosa giusta. 
E, soprattutto, cosa effettivamente sia giusto.

Ma dato che quel vortice di pensieri confusi e ingarbugliati ancora non sono riuscita a pettinarlo, oggi ho deciso di non pensare. 

Di uscire fuori con te a cercare il sole addormentato fra i fili d'erba.

Di seguire il tuo piccolo dito che sa indicare le cose più belle, per non dimenticarle.




Di salire su un'altalena per far scivolare via i pensieri dai capelli e vederli diventare azzurri, come una giornata insieme. Una giornata qualsiasi.



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