venerdì 11 gennaio 2013

fame di baci


Tardo pomeriggio.

La piccola ed io siamo sul tappeto, impegnate in una serie di divertentissimi giochi, del tipo: togliamo tutta la terra dai vasi, facciamoci una doccia rigenerante con l'acqua del gatto, lecchiamo il pavimento per dimostrargli il nostro apprezzamento ed altre simpatiche attività affini. 

Ad un certo punto, lei comincia a fissarmi con una certa intensità.

Io ricambio lo sguardo, incuriosita. 

Con uno sforzo palesemente estremo, fa schioccare le sue labbra producendo un verso simile a quello di un pesce che sta agonizzando. 

Io mi illumino e salto in piedi. "Un bacio! era inequivocabilmente un bacio!" 

Lei, galvanizzata dalla mia reazione pacata, scoppia in fragorosa risata, prende coraggio e parte con una raffica di versi-pesce.

Io non posso contenere questa gioia immensa, quindi afferro il telefono: 
"Amore, lo so che sei a lavoro e non puoi parlare, ma la piccola ha cominciato a mandare i baci!!!sisisisi!!!Te lo giuro! Non smette più! Un bacio dietro l'altro! 
E' meraviglioso, non trovi?!?!"

Lei continua a ridere e baciare il vento, a ripetizione. 
Io continuo ad improvvisare danze estatiche che superano senza ritegno i delicati confini dell'imbarazzante. 

Improvvisamente, l'incanto si spezza. Lei scoppia in lacrime.
"Amore, ti devo lasciare...ha cominciato a piangere. Probabilmente si è offesa perché non sto ricambiando i suoi baci. Cucciola mia, non essere triste! Adesso mammina ti ricopre di baci"

La mia conseguente profusione d'affetto ha come unico risultato l'aumento esponenziale delle sue grida disperate.

La prendo in braccio, mentre nella mia mente si affollano riflessioni commosse sull'estrema sensibilità di mia figlia, che non ha retto alla delusione del suo gesto d'amore non corrisposto in tempi abbastanza brevi.

Trascorre circa un'ora, ma non riesco ad arginare il suo disappunto.

Decido, allora, di preparale la pappa (oh, voi disgraziati meccanismi auto-distruttivi che attribuite al cibo le migliori virtù consolatorie, vi sto applicando a mia figlia solo perché è un caso di estrema necessità, sappiatelo!)

La siedo sul seggiolone e annuncio: "è pronta la pappa!"

Lei mi osserva come si osservano le forme di intelligenza inferiori. 
Mi osserva come se, tutto d'un tratto, i suoi sforzi così chiari ed elementari avessero prodotto un risultato, ormai non sperato.

Sulla sua bocca nasce un sorriso a due denti e fa partire una sessione intensiva di versi-pesce indirizzati al piatto fumante.

E' talmente felice che afferra il cucchiaino, lo punta verso di me, e ripete i versi. Invasata.


I suoi versi non erano baci, ma richiesta di cibo. Neanche troppo velata, in realtà.


I suoi versi non erano la forma materiale del suo amore incondizionato nei miei confronti, ma fame. 

Sono una pessima madre.



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