venerdì 22 febbraio 2013

il mattino ha il termometro in bocca


Mi sono alzata con la regione ovest dei capelli che aveva deciso di conoscere meglio la regione est. 
Allora nord e sud, per non sentirsi tagliati fuori, hanno pensato di partecipare anche loro. 
E così dopo danze e festeggiamenti, si sa come finiscono queste cose, hanno generato tutti un dolce nodo paffutello. 
E fu così che i miei capelli diventarono un asilo nido per nodi. 

Gli occhi socchiusi di chi non ha dormito neanche un minuto per tutta la notte. Socchiusi, perché è già mattina e non ci credono nemmeno loro.

Una bambina in braccio, con naso colante e occhi lucidi come giustificazione evidente della ore indimenticabili appena trascorse.

Ho guardato il divano e mi sono presa un colpo.

All'inizio ho pensato fosse un ladro. 
Un ladro un po' sprovveduto che, una volta classificati i pannolini come oggetto più costoso, si era addormentato di noia.

Poi ho guardato meglio e creduto con orrore che fosse un qualche animale morto recapitato generosamente dal gatto come trofeo.

Ma, successivamente, un rantolo inquietante si è sollevato da quel groviglio di coperte ammassate sul divano. 
E ho riconosciuto la sua voce.

"Ma non eri a lavoro?"

"Sodo malado." 

Da quel momento, le cose sono precipitate. 

La piccola malata, Lui malato, chiazze di vomito di gatto per tutta la casa, la bufera di neve. 
E il sonno che mi graffiava la faccia con unghie piuttosto affilate.

Ah, e nessuna medicina in casa. Ovviamente. 
Chi tiene medicinali in casa d'inverno?

Sono quindi dovuta uscire sotto la tormenta, in pigiama, condita di vomito felino e muco infantile, portandomi anche la piccina appresso. 
L'alternativa era lasciarla al padre in preda a delirio febbrile. 
Tipo che se lei avesse deciso di bersi a collo tutti i detersivi presenti in casa per dimenticare le sue disgrazie, Lui non se ne sarebbe neanche accorto. 
Anzi, probabilmente avrebbe brindato alla sua salute.

Una volta rientrata mi sono divisa freneticamente, tutto il giorno, fra Lui che stava compilando le ultime volontà e lei che si era trasformata in una scimmia urlatrice. 
E un gatto che aveva deciso di istituire oggi come giorno del "liberiamo lo stomaco da tutto ciò che ho mangiato in questi ultimi tre anni".

Il tutto pervaso dall'ansia che intratteneva una fitta conversazione con la mia pancia. 
E le raccontava di come fosse accogliente la sua nuova dimora a forma di impotenza che si prova davanti a due occhi bambini lucidi di febbre.

Per cui ora mi ritrovo qui, seduta per la prima volta da quando mi sono alzata stamattina, a scrivere per disturbare le chiacchiere dell'ansia, con lo stesso pigiama color vomito e muco, con il sonno che mi sta appoggiato sulla testa.

E son seduta qui perché ci ho provato ad andare a letto, certo che ci ho provato. 

Ma al sedicesimo risveglio da urla disperate con relativa passeggiata e canzoncina, ho deciso che sul divano ci stavo meglio.

E poi, mi sa pure che ho mal di gola.

4 commenti:

  1. Ma ieri abbiamo vissuto la stessa vita io e te?!?!?! Oggi come va? Qui sembra un po' meglio.

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    1. Sembra che stiano un po' meglio, finalmente. Lui è addirittura tornato a lavoro nonostante la bufera di neve! Spero che anche Malefica abbia abbandonato casa vostra con la coda fra le gambe! Solidarietà per te e un baciotto a Cestino!

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  2. Cara, vedo che entrambe siamo messe piuttosto male! Certo che non sentirsi bene ed essere circondate da altri ammalati, è veramente dura! Forza, forza!! Ce la faremo...! Un bacino, tesoro

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    1. Certo che ce la faremo....anche grazie al potere magico dell'infondersi coraggio vicendevolmente:-):-) Spero che tu stia meglio presto, davvero! Mille abbracci pieni di....salute!

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