giovedì 7 agosto 2014

la faccia della medaglia

Lui é un nostro amico.
L'età esatta non la so. Non ricordo, non ha importanza.
Il viso è giovane, questo lo so.

Quanta vita ti è passata sulla pelle? Ancora poca, o forse  la barba nasconde bene.

Lui è ciò che tutti, almeno per un istante, abbiamo desiderato essere.
Chi più e chi meno, certo.
Ma non c'è stato banco di scuola che non abbia sentito, almeno una volta, quel pensiero di rivoluzionaria libertà posarsi fra le pieghe del suo legno consunto.

Lui  ha messo lo stesso vestito ai suoi sogni, alla sua vita e al suo lavoro.
E viaggia. Viaggia da una parte all'altra del mondo.
Viaggia così tanto che i suoi occhi non sono abbastanza per accogliere tutto quel mondo e allora usa una macchina fotografica.
E proprio quella macchina fotografica è sogno, vita e lavoro insieme.

Lui non conosce la fatica di stare sotto a un capo.
Le pareti del suo ufficio sono di cielo.
Le settimane di vacanza non hanno un numero prestabilito.
Non conosce la frustrazione di orari a scandire le giornate.

Lui è una sorgente d'eterna giovinezza da cui attingiamo a piene mani ogni volta che, come ieri sera, viene a trovarci e ascoltiamo incantati  i suoi racconti e divoriamo le sue foto, come se potessimo sentire fin dentro lo stomaco il sapore di quella vita.
Così diversa dalla nostra.

Ma c'è anche un'altra faccia, come tutti i medaglioni d'esistenza che ci portiamo al collo.
Ed è quella dei legami. Che non ci sono.
O forse, per ora, non ci possono essere in quella che, vista da altra angolatura, é una fuga continua.
Un'ansia di partire che taglia le radici .
Un sorriso incontrato in India, un occhio in Cina.
Quei capelli In Perù.
Pezzi, che non trovano unione. Che non diventano il porto sicuro a cui tornare.

Allora mi sono chiesta se anche noi per lui non fossimo una fonte segreta con cui dissetare una parte di sé sempre assetata.

Me lo sono chiesta mentre ascoltava i nostri racconti di quotidianità e rideva di quella risata che avvolge tutto e ti ritorna dentro, arricchita.
Me lo sono chiesta mentre abbracciava mia figlia stringendola un attimo di più, un attimo ancora.

Me lo stavo chiedendo quando, durante la cena, con un entusiasmo riservato ai grandi eventi della vita, la piccola di casa gli ha tirato con vigore una manica urlando:
"guadda guadda! fatto tutta cacca!!"
Mentre gli sventolava sotto il naso un vasino pieno di orgoglio e non solo.

Ogni mia domanda è impallidita.
Ma niente in confronto al pallore tendente al verde militare assunto dal viso del nostro amico.



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