lunedì 15 settembre 2014

istruzioni per fare una buona impressione


Due ore di esame sono tante da affrontare.

Come odio quell'ansia strisciante che al mattino si sveglia con me.
A pensarci bene, durante la notte è già lì. 
A prendersi le mie coperte ed appoggiare la testa di capelli ispidi sul mio cuscino.

Tanto le gambe devo costringerle lo stesso a raggiungere l'aula dove l'esame comincia ed è come le gare di nuoto quando l'odore del cloro ti attorciglia lo stomaco, ma solo finché il fischio di partenza non arriva.
Perché poi ti tuffi e la paura scivola via e l'acqua diventa una carezza.

Due ore di esame scritto sono tante, ma devo solo aspettare il fischio.
Girare il foglio.
Leggere le domande.
"Le so. Graziesignoregrazie". E il foglio diventa una carezza.

E' quello il momento, credo. 
Quello in cui vengo presa da una sorta di furor creativo.
Mi piacerebbe poter raccontare di quanto mi renda estremamente affascinante, ma la verità è che mi fa sembrare pazza.
Più pazza, intendo.

I capelli si arruffano, gli occhi sono spiritati, i fogli si accumulano e i vestiti si tingono d'inchiostro.

Dovrei portarmi il grembiule impermeabile di mia figlia. 
Quello che indossa mentre disegna e i colori scappano via, si infilano sotto i mobili e dentro il suo sorriso.

Quando il tempo a mia disposizione è finito, ho consegnato i fogli e mi sono avvicinata al professore.
Io quel professore lo amo con ammirazione e rispetto, come si ama chi sembra detenere il segreto del mondo.

E finalmente ho avuto il coraggio di chiedergli informazioni sulla tesi.
Perché voglio che il mio relatore sia lui e quindi ho truccato con molti strati di cerone la mia inadeguatezza 
per farla sembrare impeccabile sicurezza.
Per fargli una buona impressione. 
Per sembrargli una seria. O almeno sana di mente.

E pareva che funzionasse: non si distraeva, ma anzi sembrava quasi ipnotizzato dalle mie parole e sono riuscita a non perdere mai il contatto visivo. 

"Caspita che dialettica brillante sto sfoggiando. 
Non si stanno neanche manifestando sfoghi cutanei improvvisi. 
Sono fiera di me".

Alla fine del mio discorso, molto soddisfatta per l'attenzione che il professore mi aveva dedicato per quei dieci abbondantissimi minuti, sono andata in bagno a sciacquare via la stanchezza dalle mani e dal viso.

Mi sentivo così luminosa e scintillante. Quasi onnipotente, direi.

Ed è stato allora che ho visto.

Orrore. Raccapriccio. Paralisi.

"Specchio specchio delle mie brame ti prego dimmi che quella non sono io. 
Ti prego".

Quattro baffi di inchiostro blu fosforescente che a partire dalla fronte e passando da naso e guance arrivavano al mento.


Il professore non era colpito dalla mia dialettica.

2 commenti:

  1. Un racconto meraviglioso e un finale esilarante. Sono sicura che i baffetti blu hanno fatto solo da accento alla tua affascinante dialettica. Tienici aggiornati sulla tesi.
    Ketty

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    Risposte
    1. sarà fatto...ammesso che mi permetta ancora di fare una tesi ;-)
      Grazie mille! Un abbraccio

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