"Che bello" aveva sussurrato Lui accarezzandomi la pancia, a pochi giorni dalla nascita di nostra figlia "fra poco ci sarà con noi un piccolo essere umano che avrà negli occhi i nostri colori, uniti."
E tutto mi sembrava molto poetico.
Sì, perché anche se non mi sono mai amata particolarmente, mi pareva meravigliosa l'idea di riconoscere in mia figlia un naso simile a quello di Lui, accanto ad una bocca simile alla mia.
Una sorta di testimonianza del nostro amore che lei si sarebbe portata sempre nel sorriso.
Qualche giorno dopo, quando mi posarono la piccola appena nata sulla pancia, l'ostetrica urlò, carica di entusiasmo:"Oddio, è uguale al padre!"
Da allora, è stata tutta una declinazione di quella prima osservazione.
Chiariamoci.
Lei non somiglia al padre.
E' esattamente Lui.
Una perfetta riproduzione miniaturizzata.
Non è mia intenzione negarlo.
E non sono per niente infastidita da questa evidente clonazione.
Non si può essere infastiditi dagli occhi di cui ti sei innamorata anni prima, che ti guardano dal viso di tua figlia.
Quello che mi turba -leggermente- sono i costanti commenti esterni.
Scena uno:
La nostra vicina di casa, rivolta a me:
"Ma sei sicura che sia tua figlia? No, perché non ha davvero niente che possa ricondurre neanche minimamente a te."
Scena due.
L'erborista intona una romantica serenata di complimenti, riferiti a mia figlia e al padre che la tiene fra le braccia.
Ad un certo punto, si volta verso di me:
"Ha bisogno di qualcosa, signora?"
"No, veramente sono con loro."
L'erborista, rivolta a Lui, con l'espressione di chi ha capito tutto:
"Ah, guardi, per un certo periodo anch'io mi portavo sempre dietro la baby-sitter. Quando sono così piccoli è difficile fare tutto da soli!"
Scena tre.
"Scusi, ma a chi somiglia questa bambina? Perché a lei no di sicuro."
Dolce vecchietta sull'autobus. Alla quale avevo appena offerto il mio posto per sedersi.
E così via.
Ma tutto questo è niente in confronto alla di Lui affabile nonna.
Ogni e ripeto Ogni e sottolineo Ogni volta che andiamo da lei, comincia a chiamare mia figlia con il nome di Lui, per poi gongolare.
Una volta emersa con fatica dalla risata di compiacimento, si riferisce a me chiedendo (per pura curiosità scientifica):
"Ma qualcuno dice per caso che ti somiglia? No, perché a me non sembra."
Stessa identica frase. Tutte le volte. A ripetizione.
Fino ad oggi.
Stasera, infatti, la tenera nonnina mi ha dedicato una vigorosa pacca sulla spalla e ha proclamato con fare solenne:
"La bambina è cambiata! Forse adesso c'è qualcosa che ricorda anche te!"
Con animo trepidante, l'ho invitata a continuare.
E lei, soddisfatta:
"L'orecchio destro, mi sembra, vero?"